Archivio mensile 2 Dicembre 2012

DiGiovanna Di Mauro

Zolfo nei combustibili marittimi, dall’11 dicembre nuovi limiti dalla Ue

Sarà in vigore dal prossimo 11 dicembre 2012 la direttiva 2012/33/Ue di modifica della direttiva 1999/32/Ce sulla riduzione del tenore di zolfo nei combustibili liquidi che fissa il limite massimo di zolfo nei combustibili ad uso marittimo al 3,50%, al fine di ridurre l’inquinamento atmosferico.

La modifica della direttiva 1999/32/Ce recepisce (e rende obbligatorie a livello comunitario) le norme già previste a livello internazionale dall’Imo (International Maritime Organization) sui limiti al tenore di zolfo nei combustibili ad uso marittimo. Le emissioni derivanti da combustibili con alto tenore di zolfo, infatti, contribuiscono all’inquinamento atmosferico con i particolati (Pm10 e Pm2,5) e con il biossido di zolfo, sostanze particolarmente dannose per la salute umana e per l’ambiente.

Per le navi passeggeri battenti qualsiasi bandiera che effettuano servizi di linea il limite massimo è fissato all’1% fino al 31 dicembre 2014 e allo 0,10% a partire dal 1° gennaio 2015 (il limite al momento è l’1,5%).

Per le navi all’ormeggio nei porti dell’Unione, per le quali è già fissato un limite massimo dello 0,10% di zolfo nei combustibili si prevede la possibilità che esse utilizzino l’energia elettrica prodotta a terra al fine di ridurre le emissioni atmosferiche.

La direttiva dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 18 giugno 2014.

documenti di riferimento

Direttiva Parlamento europeo e Consiglio Ue 2012/33/Ue

Tenore di zolfo dei combustibili per uso marittimo – Modifica della direttiva 1999/32/Ce

Direttiva del Consiglio 1999/32/Ce

Combustibili liquidi – Riduzione tenore di Zolfo

fonte http://reteambiente.it/news/17613/zolfo-nei-combustibili-marittimi-dall-11-dicembre/

DiGiovanna Di Mauro

Raee: gli italiani tengono in casa 8 apparecchi obsoleti o non funzionanti

Raee: gli italiani tengono in casa 8 apparecchi obsoleti o non funzionanti

Secondo l’analisi di Ipsos per Ecodom, almeno il 20% degli elettrodomestici posseduti non e’ piu’ utilizzato, ma non e’ riciclato

Di Vincenzo Rossini
Pubblicato sul Canale VARIE il 22 novembre 2012
Sono ancora molto cattive le abitudini degli italiani a proposito della gestione dei vecchi elettrodomestici non funzionanti. Secondo un’analisi quantitativa realizzata da Ipsos e commissionata daEcodom (Consorzio italiano di Recupero e Riciclaggio degli Elettrodomestici), le famiglie italiane tengono in casa, in media, più di 8 apparecchiature elettroniche rotte, vecchie o non più in uso, pari a quasi il 20% del totale degli elettrodomestici posseduti. Spesso si tratta di apparecchi obsoleti (videoregistratori Vhs, monitor a tubo catodico), sostituiti in alcuni casi da macchine di tecnologia più aggiornata, mentre in altri casi sono oggetti che non funzionano più. Tra i risultati ottenuti dalle interviste a circa 3.200 cittadini, meritano una menzione speciale le vecchie “pianole”, ancora presenti nelle cantine o nei solai nel 48% dei casi, ma la gamma di oggetti di cui disfarsi è ampia, e va dai climatizzatori portatili ai boiler elettrici, fino a friggitrici, tostapane, macinacaffè.
La ricerca si inserisce in un’importante azione di sensibilizzazione, nei confronti dei cittadini, sulle corrette modalità di dismissione degli elettrodomestici rotti, “sia per incrementare la raccolta e raggiungere gli obiettivi imposta dalla Nuova Direttiva Europea(85% dei Raee generati o il 65% della media di Apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nei tre anni precedenti), sia per contribuire alla salvaguardia ambientale”, come illustra il Direttore di Ecodom Giorgio Arienti.
Rispetto all’atto della dismissione, la ricerca ha evidenziato che per i grandi elettrodomestici (lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie) gli italiani prediligono la grande distribuzione, che per il decreto “uno contro uno” è obbligata a ritirare l’elettrodomestico da buttare in seguito all’acquisto di un’apparecchiatura equivalente. Per i piccoli elettrodomestici, al contrario, si tende a ricorrere alle municipalizzate locali o alle isole ecologiche, canali prediletti anche per gli apparecchi informatici, anche se – precisa l’analisi – il mouse e la tastiera sono gli apparecchi che più di tutti sono dismessi in maniera scorretta.
Se per i grandi elettrodomestici il livello di informazione sulla dismissione è buono, la situazione è più problematica nel caso dei piccoli apparecchi, spesso buttati nell’indifferenziata, senza un buon livello di consapevolezza sui componenti oggetto di possibile riciclo. Non tenendo conto che nelle case italiane è ancora presente “una significativa quantità di elettrodomestici, ad esempio i frigoriferi e i televisori a tubo catodico, che contengono sostanze dannose per l’ambiente e che quindi richiedono un trattamento particolare”.
A tal proposito – conclude il Direttore del consorzio – “sarà fondamentale una collaborazione fra tutti i soggetti che partecipano alla fase di raccolta: gli Enti Locali, cui spetta la realizzazione di nuove isole ecologiche; i Distributori, che possono informare gli acquirenti della possibilità di ritiro gratuito del loro elettrodomestico in seguito all’acquisto di uno nuovo; noi cittadini, che dobbiamo adottare modalità corrette di dismissione dei nostri Raee”.
V.R.
fonte http://www.tecnici.it/Raee-gli-italiani-tengono-in-casa-apparecchi-obsoleti-o-non-funzionanti_news_x_12894.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter_tecnici_43_28_11_2012
DiGiovanna Di Mauro

Amianto: 34.148 siti da bonificare

Amianto: 34.148 siti da bonificare

A 20 anni dalla sua messa al bando, l’amianto continua a causare oltre 2mila vittime l’anno e sono oltre 32 milioni le tonnellate di materiali contenenti la pericolosa fibra sparse in tutto il Paese
Di Olimpia Ogliari
Pubblicato sul Canale MATERIALI il 23 novembre 2012

Risanamento ambientalechiusura delle cave di amianto,sorveglianza sanitaria ed epidemiologicarisarcimento delle vittime garantito sono le richieste evidenziate dalle associazioni delle vittime, degli ex esposti e ambientaliste nell’ambito Seconda Conferenza Governativa sull’amianto, che si è svolta a Venezia ieri.
A 20 anni dalla sua messa al bando l’amianto continua infatti a causare oltre 2mila vittime all’anno, sono 34.148 i siti ancora da bonificare per oltre 32 milioni di tonnellate di amianto sparso in tutto il Paese, con cave di materiali contenenti la pericolosa fibra ancora attive.
Sono tantissime le morti causate dall’esposizione all’amianto nel nostro Paese ogni anno, oltre 900 proprio per mesotelioma pleuricol’emergenza sanitaria continua a crescere, visto il lungo periodo di latenza della malattia (fino a 40 anni), tanto che gli epidemiologi prevedono alcune decine di migliaia di casi nei prossimi anni.
Le associazioni ricordano la questione dei grandi poli industriali dell’Eternit o della Fibronit e degli altri siti contaminati inclusi nelProgramma nazionale di bonifica. L’amianto è stato diffuso capillarmente su tutto il territorio, a causa dei molteplici impieghi in cui è stato utilizzato.
Dopo 20 anni dalla sua messa al bando e dall’istituzione dei Piani regionali amianto (legge 257 del 1992), ancora non si conosce la quantità esatta. Le stime ufficiali del Cnr parlano di 32 milioni di tonnellate, relative ai 2,5 miliardi di metri quadrati di coperture di eternit, e di diverse tonnellate di amianto friabile.
Il ministero dell’ambiente ha raccolto i dati disponibili delle Regioni e, seppure con un quadro parziale, arriva a individuare 34.148 siti con presenza di amianto.
Infine, sono ancora attive in Italia attività estrattive di rocce contenenti amianto, come le pietre verdi o le ofioliti. Vietate dalla legge 257/92, le attività estrattive sono state di fatto riaperte con undecreto ministeriale del 1996 che consente di estrarre materiali con concentrazioni di amianto superiori allo 0,1% in peso, livello massimo consentita per le sostanze cancerogene.
La bonifica intanto procede lentamente. Ai ritmi attuali, dovremmo convivere con l’amianto almeno fino al 2100. Un contributo importante per velocizzare gli interventi è arrivato dal IV Conto Energia con l’extra incentivo per sostituire l’eternit con impianti fotovoltaici, grazie al quale, solo nel 2012, sono stati bonificati oltre 25 milioni di metri quadrati di eternit.
Rimane poi il problema dello smaltimento: il 75% dei rifiuti prodotti, 286mila tonnellate, secondo i dati Ispra, vengono spedite in Germania perché in Italia mancano discariche dedicate, con alti costi di trasporto e per gli interventi di bonifica.
O.O.
fonte http://www.tecnici.it/Amianto-siti-da-bonificare_news_x_12916.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter_tecnici_43_28_11_2012

DiGiovanna Di Mauro

Obiettivo RAEE: un convegno sul futuro del Sistema RAEE in Italia

Obiettivo RAEE: un convegno sul futuro del Sistema RAEE in Italia

Con una ricerca e un incontro tra tutti i rappresentanti della filiera, Ecodom fa il punto sugli obiettivi fissati dalla nuova Direttiva europea sui RAEE.
Lo scorso 21 novembre a Roma si è tenuto il convegno: “Obiettivo RAEE: la raccolta, il Sistema, l’industria”, promosso da Ecodom per presentare la ricerca “I RAEE domestici generati in Italia. Analisi su volumi, tipologie e abitudini di dismissione dei rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche” (effettuata da United Nations University – Institute for Sustainability and Peace – in collaborazione con il Politecnico di Milano e Ipsos) e come occasione di confronto e dibattito sulle criticità e le prospettive di sviluppo del Sistema RAEE italiano, anche in vista del recepimento della nuova Direttiva europea.
Tra i partecipanti (oltre un centinaio) sono intervenuti tutti gli stakeholder del Sistema RAEE: Produttori di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, Organismi di controllo, Enti Locali, Imprese di servizi ambientali, Sistemi Collettivi, Centro di Coordinamento RAEE, Fornitori di logistica e trattamento, Distributori, Associazioni ambientaliste e dei Consumatori.
I lavori sono stati aperti da Paolo Falcioni, Vice Presidente di Ecodom, che ha sottolineato come la ricerca sui RAEE domestici generati in Italia rappresenti di fatto un’analisi inedita sul “mercato potenziale” della filiera di raccolta e riciclo dei RAEE nel nostro Paese.
Lo studio, grazie all’indagine svolta da Ipsos, fornisce inoltre interessanti spunti di riflessione in merito al comportamento degli italiani nella fase di dismissione delle Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche e sui canali lungo cui i RAEE sono indirizzati, offrendo importanti indicazioni su come migliorare o aumentare la raccolta dei RAEE e su quali ambiti lavorare per un ulteriore sviluppo del Sistema (si veda in merito l’intervista a Nando Pagnoncelli di Ipsos per la rubrica E-talk).
L’altro obiettivo era, come detto, dare un contributo nell’ambito del recepimento della nuova direttiva europea, in particolare in merito alle modalità per definire gli obiettivi di raccolta: ciascuno Stato Membro dovrà infatti scegliere tra un target basato sul “put on the market” (cioè una percentuale dell’immesso sul mercato nei tre anni precedenti) o un target basato sui “WEEE arising” (cioè una percentuale dei RAEE che annualmente si generano in Italia). La prima modalità è certamente di semplice attuazione, ma è basata su una correlazione (quella tra immesso sul mercato e quantità di RAEE da gestire) che presenta numerose aree di incertezza. La ricerca dimostra, invece, che è possibile calcolare la quantità di RAEE generata annualmente e quindi adottare la seconda modalità di definizione del target, stabilendo in modo più accurato gli obiettivi che il nostro Paese dovrà raggiungere. Un tema delicato, confermato dall’analisi, è del resto la dimostrata esistenza di “flussi complementari”, paralleli a quelli ufficiali, non sempre perfettamente legali e spesso ambientalmente poco corretti, che contribuiscono al disallineamento tra le quantità che risultano già oggi raccolte da Enti Locali e Distributori – in totale  11,2 kg/abitante – e quelli poi consegnati al Sistema RAEE – solo 4,29 kg/abitante (su questo aspetto e sui contenuti più significativi della ricerca si veda l’intervista a Federico Magalini di UNU, coordinatore dello studio).
Al convegno sono intervenuti anche due importanti esponenti delle Istituzioni che non solo hanno espresso un giudizio decisamente positivo sull’operato di Ecodom e dell’intero Sistema RAEE ma sono entrati nel merito di alcune questioni chiave: per il Consigliere Massimiliano Atelli, Capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, intervenuto come portavoce del Ministro Corrado Clini, “la legislazione comunitaria oggi chiede numeri ambiziosi, ovvero l’obiettivo di raccolta dell’85% dei RAEE generati a partire dal 2019. Un traguardo estremamente importante che ci da la misura del percorso che ancora resta da compiere e che richiede uno sforzo comune, collettivo. Uno sforzo cioè che deve promuovere comportamenti più coerenti con lo sviluppo dell’Industria del riciclo – si pensi agli elettrodomestici che ancora rimangono per inerzia nelle nostre case, e sono quindi sottratti al riciclo; uno sforzo questo che non può essere stimolato da un decreto e che può essere promosso dalla collettività. D’altra parte il Legislatore, e le Istituzioni in generale, possono e devono accompagnare tale percorso”.
Il Senatore Antonio d’Alì, Presidente della XIII Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato, ha manifestato un “cauto ottimismo” sul fatto che, entro la fine della Legislatura possa ottenere anche l’approvazione della Camera, dopo quella del Senato, “il disegno di legge tanto atteso dagli attori del Sistema RAEE che contiene da un lato le semplificazioni operative e l’organizzazione dei Centri di Raccolta, dall’altro l’espunzione della data di scadenza dell’attuale procedura di finanziamento del Sistema RAEE, incompatibile anche alla luce dei volumi di RAEE ad oggi riciclati. Del resto in questa stessa Legislatura è stato approvato “l’uno contro uno”, importante tassello per l’incremento della raccolta. Ulteriori provvedimenti hanno inoltre consentito l’allargamento della normativa riguardante lo stoccaggio e la commercializzazione dei prodotti ottenuti dal riciclo affinché le aziende che utilizzano il materiale proveniente dalla raccolta differenziata abbiano un respiro maggiore e non siano strangolate dalle condizioni di mercato.
Siamo convinti
– ha proseguito d’Alì – che il rifiuto sia una risorsa e che il riciclo sia una delle componenti essenziali in una società moderna, e il nostro Paese in questo ha delle punte di eccellenza, se pure anche molta strada da fare ancora”.
L’evento si è chiuso con una vivace tavola rotonda sugli aspetti più critici della nuova Direttiva RAEE: i Produttori erano rappresentati da Gianluca Littarru di CECED; per i Distributori è intervenuto Pierluigi Bernasconi di AIRES; e per gli Enti Locali, Filippo Bernocchi di ANCI (relativamente ai contenuti del dibattito si rimanda all’articolo pubblicato nella rubrica  E-events).
L’auspicio di Ecodom è che da una condivisione dei dati della ricerca e da quanto emerso dal convegno possa iniziare un lavoro congiunto tra tutti gli attori della filiera per arrivare a un Decreto di recepimento della Direttiva semplice ed efficace, in grado di rinforzare e migliorare il Sistema RAEE nel nostro Paese.
fonte http://www.ecodom.it/e-magazine/e-magazine_articoli.aspx?IdRubrica=1&IdArticolo=147

DiGiovanna Di Mauro

GPP e Spending Review: come cambiano gli acquisti verdi della Pubblica amministrazione

GPP e Spending Review: come cambiano gli acquisti verdi della Pubblica amministrazione

Nella spending Review è previsto l’obbligo d’acquisto per le amministrazioni pubbliche tramite Consip e/o centrali di competenza regionali. Tutti i contratti stipulati al di fuori di queste piatteforme sono nulli

Al fine di ridurre la spesa per l’acquisto di beni e servizi e di garantire la trasparenza della procedure di acquisto delle pubbliche amministrazioni si è introdotto nella prima e seconda Spending Rewiev (la legge n. 94/012 all’articolo 7 e la legge n. 95/2012 all’articolo 1), l’obbligo d’acquisto per le amministrazioni pubbliche tramite Consip e/o centrali di competenza regionali, con l’espressa previsione che i contratti stipulati al di fuori di dette piatteforme sono nulli. La stessa obbligatorietà è prevista anche per il MePa, il mercato elettronico per gli acquisti della pubblica amministrazione sotto la soglia comunitaria.
Consip è uno dei soggetti incaricati dal Piano d’azione nazionale di diffondere il Green Public Procurement in Italia attraverso l’integrazione dei criteri ambientali minimi nelle proprie iniziative e il MePa presenta tutte le caratteristiche per diventare uno strumento di punta per l’implementazione degli acquisti verdi in Italia.
Nel corso del 2009, sono state attivate tre iniziative specifiche a contenuto “verde” nel MePa:
beni strumentali per la raccolta differenziata,
mobilità sostenibile;
fonti rinnovabili.
Le Pubbliche Amministrazioni che utilizzano il mercato elettronico possono agevolmente distinguere le iniziative verdi in quanto opportunamente segnalate sul catalogo elettronico con una fogliolina verde.
In Europa il valore della spesa per acquisti di beni e servizi della P.A. è di circa 2 trilioni di euro annui, equivalente al 17% del Pil europeo. Con l’obbligo di acquisto attraverso Consip, il MePa può essere utilizzato per orientare l’acquisto delle amministrazioni pubbliche verso scelte più sostenibili e non solo, la P.A. orientando le sue strategie di acquisto verso prodotti e servizi a basso impatto ambientale può contribuire e influenzare le abitudini di acquisto anche dei cittadini.

fonte http://novamont.com/default.asp?id=1251&id_n=16774