(ANSA) – BRUXELLES, 21 GIU – La Commissione europea ha deciso di ricorrere contro l’Italia alla Corte di giustizia Ue per non aver garantito che le acque reflue di tutti i centri “con più di 10mia abitanti siano adeguatamente trattate prima di essere scaricate in aree sensibili”. Per Bruxelles “la mancanza di idonei sistemi di raccolta e trattamento, previsti dalla norma Ue già dal 1998, comporta rischi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino. Nonostante i buoni progressi, restano almeno 50 centri non ancora in conformità”. L’Italia – afferma Bruxelles – “é in ritardo nell’applicazione della legislazione sulle acque reflue urbane”. Nel caso odierno che riguarda i centri con più di 10mila abitanti, risale al 2011 invio da parte della Commissione all’Italia di un ‘parere motivato’ (ultimo avvertimento formale della procedura di infrazione ndr) poiché in quel momento “oltre 143 città in tutto il Paese non erano ancora collegate a un idoneo sistema fognario, o non disponevano di impianti di trattamento secondario, o ancora questi ultimi avevano una capacità insufficiente”. Da allora, Bruxelles riconosce “che sono stati compiuti progressi considerevoli ma – precisa – 14 anni dopo la scadenza del termine iniziale per l’applicazione della normativa Ue, almeno 50 agglomerati presentano ancora lacune e sono necessari ulteriori lavori affinché i centri non ancora conformi raggiungano gli standard previsti a tutela dei cittadini e dell’ambiente”. La normativa Ue prevede tra l’altro che le acque che entrano nei sistemi di raccolta subiscano un trattamento ‘secondario’ per rimuovere le sostanze inquinanti prima che siano scaricate in mare o in acqua dolce. Gli impianti di trattamento devono inoltre essere in grado di far fronte alle variazioni stagionali di carico delle acque reflue. Nel mirino di Bruxelles non c’é solo il trattamento delle acque reflue nei centri urbani con più di 10mila abitanti. L’Italia è già davanti alla Corte di giustizia dell’Ue, per il problema delle acque reflue “in città più grandi (oltre 15mila abitanti) che scaricano in aree non sensibili e che avrebbero dovuto conformarsi alla legislazione europea nel 2000”. Inoltre, fa sapere Bruxelles, “sono attualmente in corso indagini per valutare la situazione negli centri di dimensioni inferiori, per i quali il termine per conformarsi scadeva nel 2005”. (ANSA).
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